Il 6 febbraio 2023 due forti scosse di terremoto con epicentro nella Turchia meridionale hanno causato una delle peggiori catastrofi naturali di recente memoria, con un bilancio di oltre 40mila vittime, molte anche nel nord della Siria.
Proprio per approfondire la situazione di questo paese abbiamo raggiunto Giorgio Squadrani, rappresentante per il Medio Oriente di Armadilla, organizzazione che ha lanciato una raccolta fondi e sta portando aiuto umanitario nelle aree colpite.
Si tratta in buona parte di zone sotto il controllo dei ribelli, coinvolti in una guerra civile contro il regime di Assad da oltre un decennio. Le scosse, quindi, hanno colpito una zona già duramente ferita dal lungo conflitto. Come se non bastasse, l’area interessata dal sisma in Turchia è proprio uno dei luoghi dove risiede il maggior numero di rifugiati siriani.
Squadrani ci racconta quindi di un’emergenza estrema che appare di fronte agli occhi degli operatori, i quali si stanno coordinando con le varie organizzazioni coinvolte nel supporto umanitario.
Lo scenario geopolitico della zona, estremamente complesso (per usare un eufemismo) rappresenta un difficile ostacolo al raggiungimento della popolazione coinvolta, ma per fortuna sono state prese decisioni importanti: il governo siriano ha approvato l’apertura di nuovi valichi per portare aiuto umanitario al nord della Siria (una questione spinosa da anni), mentre gli Stati Uniti hanno ammorbidito temporaneamente le sanzioni in atto contro il paese, per facilitare le operazioni.
Secondo Squadrani, le sanzioni internazionali contro la Siria portano con sé problematiche di lunga data, perché hanno reso molto arduo il lavoro delle organizzazioni umanitarie sul campo, anche prima del terremoto. Questo potrebbe essere allora il momento per ragionare di nuove politiche, che colpiscano i responsabili delle violenze della guerra civile e non la popolazione, che si trova in enorme difficoltà.
Una difficoltà che è anche psicologica. Squadrani ci racconta di nuove scosse che stanno interessando la zona; meno potenti delle prime, ma comunque responsabili di nuovi feriti e morti, oltre che di nervosismo. Lo stress e la paura, già alte a causa della guerra, sono ora a livelli impensabili. Una ragazza, spaventata dagli ultimi tremori, è morta per un infarto. Dopo una catastrofe come questa, è importante contare le vittime e fare le stime dei danni; ma sarà cruciale anche occuparsi della salute mentale compromessa di intere popolazioni.