A pochi giorni di distanza dalla COP27 ospitata dall’Egitto, torniamo da Jacopo Bencini di Italian Climate Network per provare a ragionarci sopra in modo ampio.
Innanzitutto, si è arrivati a questa COP ad un anno di distanza dalle indicazioni della conferenza precedente, a Glasgow, nella quale i paesi partecipanti si erano dati l’indicazione di presentare piani per la riduzione delle emissioni di gas serra. Purtroppo, all’apertura dell’evento egiziano sono ben pochi (33) quelli che hanno stabilito piani di questo tipo.
Come ci si aspettava alla vigilia, il tema centrale è stato invece quello di “loss and damage”, “perdita e danni”, inserito all’ordine del giorno dalla presidenza egiziana sull’onda della rinnovata determinazione globale (e soprattutto dei paesi in via di sviluppo) verso la creazione di un meccanismo che porti le nazioni ricche a farsi carico delle spese per contrastare la crisi climatica o di ripararne i danni in quei paesi che hanno emesso quantità irrisorie di gas serra responsabili. Nonostante qualche resistenza e il tentativo di modificare la proposta, è stato istituito infine un fondo nel quale i paesi chiamati in causa sono invitati a versare i fondi necessari.
Bencini fa anche chiarezza sulla partecipazione italiana alla COP, descritta da diverse testate come poco impegnata. L’inviato speciale per il Clima del governo italiano è stato presente per l’intera conferenza, così come lo staff del ministero per l’ambiente, prendendo parte, come di consueto, ai vari tavoli di lavoro.
Nel complesso, è stata una COP che ha raggiunto risultati non di poco conto, ma che nel complesso rimanda, ancora una volta, molte decisioni cruciali, quando di tempo per rimandare ne resta sempre meno. Intanto, l’appuntamento è alla prossima conferenza, a Dubai.
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