Il 6 marzo si è tenuto il voto finale alla Camera sulla riforma della legittima difesa, che è stata approvata con 373 voti a favore e 104 contrari: ora quindi dovrebbe passare senza troppe difficoltà anche al Senato. Si è molto discusso intorno a questa riforma, ma è anche importante chiedersi quali trasformazioni potrà portare.
Non ci sarà più, infatti, una necessità di proporzione tra aggressione e difesa, soprattutto nel momento in cui i fatti si svolgono in una dimora privata o nel luogo in cui si svolge la propria attività. Verrà poi introdotto un nuovo concetto, quello di grave turbamento: una reazione sarà quindi giustificata se dipende da uno stato emotivo forte, non per forza da una minaccia effettiva.
Si ha l’impressione però che questa riforma voglia rappresentare una bandiera, un messaggio culturale applicato nella pratica di (quasi) tutti i giorni. L’immagine che si propone è allora quella di un Paese con una cultura giuridica che spinge più sulla difesa privata che su quella legittima.
Ne parla Eriberto Rosso, segretario Unione delle Camere Penali italiane.