Il 20 dicembre la commissione elettorale della Repubblica Democratica del Congo ha deciso di posticipare di una settimana le elezioni presidenziali al 30 dicembre. Eppure, sembra difficile che si arriverà effettivamente al voto.
Le votazioni sono attese dal 19 dicembre del 2016, ma sono state continuamente rinviate. Il Governo ha spiegato i continui ritardi adducendo ad una serie di sabotaggi, che però secondo le opposizioni sarebbero stati organizzati dallo stesso esecutivo. In uno di questi sabotaggi è andato in fiamme un deposito in cui erano custodite alcune apparecchiature per il voto elettronico, che sono state tutte distrutte: in realtà la notizia che ci sarebbe stato un incendio era già trapelata nei giorni precedenti, e quindi, sempre secondo le opposizioni, era impossibile che il Governo non ne fosse a conoscenza.
A ciò si aggiunge il fatto che il Paese si trova oggi in una situazione molto complessa: da 22 anni si trova ad essere occupato e in guerra, privo di infrastrutture e sufficienti accessi all’acqua. In queste condizioni è molto difficile organizzare elezioni democratiche e trasparenti, e si fa sentire forte la necessità di arrivare ad una transizione cittadina che permetta regolari campagne elettorali e una libera scelta da parte degli elettori.
Ne parla John Mpaliza, ingegnere informatico e attivista originario della Repubblica Democratica del Congo.