All’inizio di settembre il governo guidato da Giorgia Meloni ha risposto ad alcuni gravi fatti di cronaca con il decreto Caivano, che porta il nome del comune dell’area metropolitana di Napoli dove si è consumato un terribile stupro di gruppo ai danni di due bambine.
Il decreto è però stato subito oggetto di pesanti proteste, che considerano il testo superficiale e lontano dalle cause del disagio diffuso di quella periferia.
Abbiamo allora raggiunto Salvatore Cortini, che con il Centro Sociale Casa Mia E. Nitti offre a bambini e ragazzi di Ponticelli uno spazio di aggregazione alternativo, nel tentativo di metterli al riparo dalle derive peggiori, in un contesto molto simile a quello che si osserva a Caivano.
Cortini condivide le critiche al decreto: inasprire le pene e aggiungere sanzioni (come ai genitori che non mandano a scuola i figli) non fa nulla per contrastare le ragioni dei problemi presenti in determinate zone, ormai profondissimi vista l’assenza di lunga data di un impegno serio delle istituzioni, locali e statali. Le scuole non hanno gli strumenti per trattenere gli studenti o per offrire a chi resta un’educazione adeguata, ma tutti i servizi sono carenti, anche a causa di un’urbanistica ingombrante che non ha tenuto conto dei bisogni della popolazione locale. “La politica dovrebbe avere il coraggio di dire che ha fallito. Se si lasciano le strade spente, le strade sporche, questo dipende anche dalla politica. Troviamo un territorio degradato, scoperto: terreno fertile per la criminalità organizzata”.
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