Nelle ultime settimane si è di nuovo parlato di scontri, violenze e morti in Cisgiordania. Probabilmente si potrebbe dire lo stesso di tante settimane di tanti decenni passati: il rischio è di dare per scontati episodi di questo tipo e di ignorare le sfumature di una situazione che pare in continua evoluzione, nonostante la ripetitività dei titoli.
Per questo proviamo andare più nel dettaglio assieme a Luigi Bisceglia, Coordinatore regionale programmi per il Medio oriente del Volontariato Internazionale per lo Sviluppo, che parla dal suo ufficio all’Università di Betlemme.
Per spiegare le dinamiche in corso si potrebbe spostare la lancetta indietro di anni, o secoli. Un buon punto di partenza secondo Bisceglia è l’uccisione di Shireen Abu Akleh, corrispondente per Al Jazeera dalla Palestina, l’11 maggio del 2022, mentre seguiva l’incursione dell’esercito israeliano in un campo profughi di Jenin. Questo fa capire da quanto tempo ormai queste zone siano calde e quanto la tensione sia alimentata proprio dalle azioni dei militari.
Tra i soggetti coinvolti ci sono anche i coloni israeliani, che continuano a creare insediamenti nelle aree della Cisgiordania non già occupate militarmente, riducendo ulteriormente lo spazio a disposizione dei palestinesi. Qui gioca anche l’approccio dell’ennesimo governo di Benjamin Netanyahu, che include forze particolarmente vicine alle istanze dei coloni (come dimostrano le ultime decisioni a riguardo).
Dall’altro lato tra i palestinesi è sempre più diffusa la distanza con l’Autorità Nazionale Palestinese, perciò a scontrarsi con le forze israeliane è ora un insieme di formazioni frammentate, sempre meno affiliate con le istituzioni che hanno caratterizzato la storia palestinese dell’ultimo secolo.
Puoi ascoltare qui l’intervista completa: