I versi della scrittrice neozelandese si uniscono alle nostre esplorazioni musicali al chiaro di luna. Ascolta il primo episodio della nona stagione di Moon Safari
Moon Safari, esplorazioni musicali e poetiche al chiaro di luna
Stagione 9 – Puntata 1
Katherine Mansfield
DORMENDO INSIEME
Dormendo insieme… com’eri stanco!
Com’era calda la stanza … e come si spargeva
La fiamma del camino su pareti e soffitto
E sul gran letto bianco!
Come i bimbi, a bisbigli parlavamo,
E a vicenda, svegliandoci da un attimo di sonno –
Uno di noi diceva: “Caro, proprio non dormo”…
Era mille anni fa? Io mi svegliai
Fra le tue braccia – dormivi profondo –
E udii lo zampettare di un gregge. Scivolai
Giù dal letto e raggiunsi la finestra e le tende,
E, mentre tu dormivi, guardai il gregge passare
[nella neve svanendo.
O gregge di pensieri col pastore Spavento,
Che in desolato brivido dal gelo di fuori
Mi entrasti in cuore per avvilupparlo!
Mille anni … ma non era ieri quando noi, due
Bimbi stranieri, stretti nel buio giacevamo
Dormendo insieme… Com’eri stanco!
(Katherine Mansfield, Poesie e prose liriche, a cura di Maura Del Serra, Pistoia, Petite Plaisance, 2013)
FIORI SEGRETI
È per me luce l’amore? Una luce tranquilla,
una lampada nel cui pallido cerchio io possa sognare
su vecchi libri d’amore? O è il suo splendore
un lume che vien verso me da lontano,
giù da una buia montagna? È il mio amore una stella?
Ahimè, così alta e remota, così freddamente lucente!
Il fuoco danza. È il mio amore una fiamma
che rossa e ardita passi attraverso il crepuscolo?
No, mi farebbe paura. Io son troppo fredda
per amare con impeto e furia. Una patina d’oro
brilla su questi petali che mollemente s’incurvano,
più veramente mia, più affine al mio desiderio.
S’incurvano i petali. Sono dal sole
dimenticati. Crescono nell’ombra d’un bosco
dove i cupi alberi vanno movendosi in folto
ondeggiamento. Chi li guarderà splendere
quand’io abbia tutto sognato il mio sogno? Ah, caro,
trovali, coglili ad uno ad uno per me.
(da Poesie, 1923 – Traduzione di Mara Fabietti)
SOLITUDINE
Ora è la Solitudine, e non il Sonno,
che viene la notte a sedersi vicino al mio letto.
Distesa come una bimba stanca attendo il suo passo,
e la guardo spegnere la luce con un soffio lieve.
Salendo immobile, non si volge né a destra
né a sinistra, ma stanca, stanca abbassa il capo.
Anche lei è vecchia, anche lei ha combattuto tanto
da meritare la corona d’alloro.
Nella triste oscurità lenta rifluisce la marea
e s’infrange sull’arido lido, inappagata.
Soffia un vento insolito: poi il silenzio. Sono pronta
ad abbracciare la Solitudine, a prenderle la mano,
ad aggrapparmi a lei, aspettando che l’arida terra
si imbeva della terribile monotonia della pioggia.
(Dalla raccolta “Quando ero uccello e altre poesie” (Passigli, 2009), a cura di F. Mazzocchi)