A inizio Novecento la passione per il Boca Juniors era diventata talmente popolare a Buenos Aires da aver bisogno di una sua casa: la Bombonera.
“La bomboniera no tiembla, late”, cantano i supporters de La Doce, la parte più calda dei tifosi del Boca Juniors.
“La Bombonera non trema, batte”.
Questo battito è il ruggito di un pubblico caldissimo.
In realtà la struttura dello stadio trema eccome. Per questo motivo da molti anni a Buenos Aires stanno pensando di ammodernare la Bombonera. Mettere le mani su un monumento del genere è un’operazione delicata perché in questo caso, più che altrove, lo stadio non è solo un’arena dove assistere a uno spettacolo sportivo, ma è un vero tempio della cultura argentina.
A inizio Novecento nel quartiere La Boca di Buenos Aires era forte la presenza di emigrati di origine genovese. Al punto che portarono nel lunfardo, il gergo italiano tipico delle città sul Rio de la Plata, termini genovesi usati ancora oggi come pelandrun o la fainà, il nome della celebre farinata genovese.
Tuttavia la passione per il Boca, la squadra degli Xeneizes, non è limitata alla sola comunità genovese in particolare, né a quella italiana in generale. Questa passione è diventata così popolare da essere uno dei più singolari fenomeni sociologici legati al calcio a livello mondiale.
Una passione che aveva bisogno di una casa: la Bombonera.
In questo episodio di Campeón, l’altra faccia della medaglia, vi raccontiamo la storia di uno stadio che rappresenta un popolo intero.