Bello, ma non ci vivrei.
In effetti il nostro vicino di casa, Venere, è in grado di suscitare sentimenti opposti: così facile da individuare nella volta celeste, così affascinante se si guardano le immagini che abbiamo a disposizione, così inospitale ai nostri occhi se si considerano i dati relativi alla composizione dell’atmosfera (anidride carbonica e nubi di acido solforico) e le temperature che può raggiungere la superficie (in media 460°).
La storia delle missioni che hanno avuto come obiettivo Venere è molto lunga, specialmente se si prendono in esame gli anni ’60 e ’70. Allo stesso tempo non è nuova l’ipotesi (formulata tra gli altri da Carl Sagan) relativa alla possibile presenza di forme di vita nella sua atmosfera. Insomma, di Venere si è parlato spesso.
E se in anni più recenti la scena e l’attenzione internazionale sono state rubate da un altro dei nostri vicini, Marte, che è oggi obiettivo di numerose missioni, occorre non dimenticare che l’interesse verso Venere non è mai del tutto scemato.
Negli scorsi giorni il pianeta è tornato al centro dell’attenzione internazionale dopo la pubblicazione su Nature Astronomy di una analisi curata da un gruppo di astronomi, che ha rilevato la presenza di tracce di fosfina nell’atmosfera del pianeta. Perché ci interessa la fosfina?
Perché (oltre al suo cattivo odore) le conoscenze di cui disponiamo legano sulla Terra la presenza di questo gas a processi biologici e, per spiegarne il ritrovamento nell’atmosfera di Venere, una delle ipotesi su cui si sta lavorando è che possa essere stata sintetizzata dall’attività di forme di vita molto elementari.
Si tratta di un piano di lavoro affascinante che si relaziona direttamente con il modo di intendere la vita al di fuori del nostro pianeta, ma su cui tuttavia occorre essere molto prudenti: gli stessi ricercatori sono decisamente cauti anche perché sono molte le cose che ancora non sappiamo e serviranno ulteriori analisi per confermare lo studio e capire quale sia la reale origine di quanto osservato (se, appunto, biologica o se derivante da processi ancora ignoti). Non siamo quindi di fronte ad una prova, ma alla prima di molte domande.
Insomma, quando si torna su Venere? 🙂
Abbiamo cercato di affrontare le molte questioni aperte da questa pubblicazione con l’esobiologo dell’Inaf, John Robert Brucato