Intervista a Maurizio Ambrosini
Il 2020 ha visto realizzarsi cambiamenti importanti dal punto di vista del mondo del lavoro, in particolare in relazione alla pandemia. Per la prima volta si sono visti i datori di lavoro cercare attivamente personale nel timore di dover rallentare o fermare le produzioni, un’inversione completa rispetto ai consueti paradigmi. Eppure, sempre lo stesso 2020 si è mostrato come un periodo di blocco dei cambiamenti, specialmente dal punto di vista delle politiche sull’immigrazione.
Basti pensare alle misure per l’emersione e regolarizzazione dei rapporti di lavoro di migranti, che avrebbe riguardato più di 200.000 persone, ma che è stata da più parti respinta.
Il problema, o meglio la costruzione e la definizione delle migrazioni come problema per il Paese, è una questione del tutto politica: si sono trasformati in drammi fatti e processi comuni.
Ne parla Maurizio Ambrosini, sociologo e docente dell’Università di Milano, dove insegna Sociologia delle migrazioni e Processi migratori.