È finalmente arrivato l’accordo di primo livello che mette in standby 18 mesi di guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina.
Siglato a Washington con una grande cerimonia, stabilisce che la Cina comprerà 200 miliardi di dollari di merci americane e poco altro. In cambio, gli Stati Uniti si impegnano a non varare altri dazi contro l’export cinese, mentre quelli già in vigore verranno rimossi gradualmente in base all’andamento dei colloqui per il cosiddetto “accordo di secondo livello”, che forse arriverà un giorno.
In definitiva, la Cina si impegna a comprare 200 miliardi di prodotti statunitensi nei prossimi due anni, così suddivisi:
• 77,7 miliardi di dollari di prodotti manifatturieri
• 52,4 miliardi di dollari di prodotti energetici
• 37,9 miliardi di dollari nei servizi
• 32 miliardi di dollari in prodotti agricoli
Su questi numeri ci sono già dei dubbi, perché se con un ceto medio in ascesa è ritenuto possibile che la Cina acquisti quella quantità di prodotti manifatturieri e nei servizi, c’è perplessità sul fatto che possa raggiungere la quota nei prodotti energetici ed agricoli. Reuters riporta che per garantire quelle quote a Washington, Pechino dovrebbe di fatto escludere i propri produttori domestici nonché quelli di tutto il resto del mondo: di fatto, negare i principi del libero mercato per fare un favore agli Stati Uniti che dicono invece di battersi per il libero mercato.
Giovedì 16 gennaio il commissario europeo per il Commercio, Phil Hogan, giovedì ha detto di non escludere che ci si rivolga all’Organizzazione Mondiale per il commercio se si ravvisassero delle violazioni della concorrenza.
Insomma, pace fatta? Diciamo che ci si trova di fronte a un “cessate il fuoco”, e tanto basta per ora.
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