Oggi parliamo di letteratura, ma lo facciamo da un punto di vista particolare. È infatti di “letteratura operaia” che parliamo, soprattutto di poesia, cioè l’espressione delle classi subalterne cinesi, che non sono ormai più, o non sono solamente, operai di fabbrica in senso tradizionale; bensì quel proletariato diffuso, dei mille lavoretti saltuari e no, che percorre la città, la metropoli divenuta essa stessa fabbrica diffusa, e che spesso ha solo la letteratura come strumento di espressione, di visibilità.
Insieme a noi, Federico Picerni, dottorando in letteratura cinese alle università di Ca’ Foscari e Heidelberg, che ha passato diversi mesi nel villaggio urbano di Picun, alla periferia di Pechino.
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