Oggi partiamo introducendo il concetto di “constructive journalism” (giornalismo costruttivo, o 建设性新闻学 – Jiànshè xìng xīnwén xué), che è l’alternativa cinese al giornalismo come lo conosciamo noi, il giornalismo critico (critical journalism) o giornalismo d’inchiesta e di denuncia (watchdog journalism). I suoi teorici spiegano che il “giornalismo costruttivo” non ritiene prioritarie le classiche cinque domande del giornalismo anglosassone – Who? [«Chi?»], What? [«Che cosa?»], When? [«Quando?»], Where? [«Dove?»], Why? [«Perché?»] – bensì le più utili WHAT NOW? e HOW? Cioè, in pratica: Cosa fare e come? Cioè, come ci rendiamo utili alla società?
Ci spostiamo poi verso una storia che ha segnato i media statunitensi la scorsa settimana: tutto è iniziato con un tweet dello scorso 4 ottobre, che poi è stato cancellato in fretta e furia, con cui il direttore generale degli Houston Rockets, Daryl Morey, condivideva con i suoi circa 200.000 follower un’immagine che diceva: «Combatti per la libertà. Supporta Hong Kong».
Non sono parole a caso: è uno slogan che è diventato ricorrente tra i manifestanti dell’ex colonia britannica. Il problema è che, visto da Pechino, esprimere il sostegno ai manifestanti di Hong Kong è visto come un insulto.