La nostra puntata oggi parte dall’Italia e da un momento ben preciso: martedì 7 maggio.
Il garante della privacy italiano, Antonello Soro, ha infatti presentato il rapporto 2018 sulla protezione dei dati personali e ha tenuto un discorso di fine mandato che suona un po’ come un riassunto degli anni di lavoro.
A un certo punto, poco dopo l’inizio, ha voluto fare un riferimento alla guerra commerciale in corso tra Stati Uniti e Cina.
E persino per la realizzazione di un sistema di controllo sociale fondato sul capillare monitoraggio e la penalizzazione di comportamenti ritenuti socialmente indesiderabili, con la preclusione all’accesso persino a determinate scuole o ad altri servizi di welfare.
La “vita a punti” dei cinesi sembra così indicare il rischio di un nuovo totalitarismo digitale, fondato sull’uso della tecnologia per un controllo ubiquitario sul cittadino e su un vero e proprio capitalismo della sorveglianza.
Antonello Soro, 7 maggio 2019
Un nuovo totalitarismo digitale, così dice Soro. Ma è un allarme giustificato?
Noi ne avevamo già parlato più di un anno fa, nella terza puntata della prima stagione. All’epoca, dicevamo che “scomodando presenti distopici e scenari opprimenti, molti giornali occidentali hanno raccontato il progetto del governo cinese di istituire un sistema di social credit che, in base ai giudizi ottenuti dai cittadini durante le loro attività quotidiane, li spinga a comportarsi in modo “sincero” e “affidabile”. In realtà le cose sono un po’ più complicate e sono parte di una più generale tendenza al controllo maniacale di cui oggi non si può fare a meno”.
Oggi evidentemente ci risiamo, e quindi è il caso di fare un nuovo punto sulla questione.
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