Nella sedicesima puntata di Kiosk si parla di attivismo. Nei paesi dell’Europa orientale, dove sono al potere governi spesso autoritari, o comunque non totalmente democratici, le società sono spesso dipinte come passive, succubi, incapaci di protestare e opporsi. Ma è davvero così?
Iniziamo con una storia che viene dai Balcani. Questa storia parte da una lettera, indirizzata ai cittadini dell’Unione Europea da parte di alcuni attivisti della regione.
È una lettera che vuole risvegliare gli animi dei cittadini dell’Unione e invita all’azione per cambiare le politiche migratorie attuali, che stanno mettendo in pericolo migliaia di persone in movimento verso i nostri paesi.
Nella regione dei Balcani occidentali, che dal 2015 ha vissuto un flusso migratorio molto intenso, ci sono state diverse risposte in nome della solidarietà con le persone migranti. Quali sono gli attori di questa mobilitazione e cosa li ha spinti ad agire? Ce ne ha parlato Chiara Milan, esperta di movimenti sociali e di Balcani, che negli ultimi anni ha condotto alcune ricerche proprio su questo tipo di iniziative dal basso.
Ci spostiamo successivamente in Russia, dove i temi ambientali sembrano poter diventare il catalizzatore del malcontento e unire trasversalmente vari strati della società civile.
Parliamo delle proteste di domenica 3 febbraio, quando in moltissime città della Federazione russa, migliaia di persone sono scese in strada per protestare contro un nuovo piano per la gestione dei rifiuti, che prevede il trasferimento di tonnellate di spazzatura dalla capitale Mosca alle regioni più periferiche del paese, dove verranno costruiti degli inceneritori. A questo si è aggiunta una riforma dei rifiuti, che prevede un nuovo aumento delle tasse per i cittadini.
Il nostro viaggio prosegue poi verso la Crimea, penisola occupata da ormai quasi 5 anni dalla Federazione russa. La mancanza di un’informazione indipendente rende molto difficile, ormai, avere una visione bilanciata di cosa succede nella penisola. Le repressioni arbitrarie contro il dissenso sono all’ordine del giorno, ma c’è ancora chi tenta di resistere. Ne abbiamo parlato con Server Čolakčik, attivista del gruppo Krymskaja solidarnost’ (“Solidarietà crimeana”), che ci ha raccontato gli obiettivi del gruppo e le difficoltà con cui si scontra.
L’ultima parte del nostro viaggio è dedicata a un personaggio protagonista della scena politica e sociale bosniaca degli ultimi 50 anni. Si tratta di Zdravko Grebo, intellettuale, attivista e dissidente scomparso il 28 gennaio a 72 anni. Con l’aiuto di Alfredo Sasso abbiamo provato a tracciare un profilo di questo personaggio straordinario, che fu tra i protagonisti della resistenza culturale di Sarajevo negli anni della guerra degli anni ‘90, con iniziative come Radio Zid e l’evento “Rock sotto l’assedio”.