Il viaggio ad est di Kiosk continua, con una puntata che ci porterà da una Berlino ancora divisa dal muro alla Cecoslovacchia, oggi smembrata, dalla Parigi occupata dai nazisti fino alla periferia dell’Impero ottomano, teatro del Genocidio armeno. Dopo una prima parte più leggera, ricca di musica, racconti e onde sonore, nella seconda ricorderemo la Giornata della Memoria da una prospettiva molto particolare: quella dei Giusti.
Ma iniziamo con un po’ di musica. Oggi abbiamo con noi un deejay d’eccezione, che ha scelto tutti i pezzi della puntata odierna: Massimo Zamboni, storico chitarrista di gruppi quali CCCP Fedeli alla Linea e dei CSI. L’abbiamo intervistato, e ci ha parlato dei suoi nuovi progetti letterari e musicali, con una particolare enfasi su Berlino, una città che rappresenta alfa e omega, un punto di partenza e d’arrivo per l’artista emiliano. Che ci ha poi raccontato di alcuni concerti speciali che hanno segnato la sua carriera: Mosca, Leningrado e Mostar.
Proseguiamo raccontando, insieme a Lorenzo Berardi, di una radio italiana importantissima ma di cui si è persa memoria. Si chiamava Oggi in Italia, e per oltre un ventennio ha trasmesso dalla Praga socialista sfidando la RAI e raccontando il nostro Paese e il mondo da una prospettiva molto particolare: quella del Partito Comunista Italiano. Ad animarla, esuli, ex-partigiani, ma anche giornalisti che in seguito hanno fatto una grande carriera.
Inauguriamo la nostra seconda parte, dedicata alla Shoah, raccontando la storia del console iraniano nella Parigi occupata, Abdol-Hossein Sardari. Un eroe atipico e decisamente simpatico, che riuscì a gabbare i nazisti a Parigi con un’improbabile, quanto efficace, teoria, da lui accampata con un estro fuori dal comune: quella, ovvero, secondo la quale gli ebrei iraniani, a differenza degli altri, sarebbero stati puri “ariani”. Ma non finisce qui. Man mano che si rendeva conto del progetto di sterminio in corso, Sardari iniziò a procurare documenti falsi agli ebrei (iraniani e non) di Parigi, salvandone in totale 2.400.
Concludiamo ricordando la figura di Armin T. Wegner, uno dei pochissimi, in Germania e non solo, che ebbero il coraggio di sfidare apertamente il nazismo e opporsi alla Shoah. Fermo oppositore di due genocidi, e non solo della Shoah, dato che la sua opera letteraria e di testimonianza fotografica risulta fondamentale per la storia e il processo di riconoscimento del Genocidio armeno. Abbiamo intervistato suo figlio, Michele Wegner. Suo padre, quando nessuno aveva il coraggio di alzare la testa, scrisse una lunga lettera ad Adolf Hitler per protestare contro le politiche antisemite del regime. E tutto questo nel 1933, il primo anno in cui il nazismo era arrivato al potere. Pagò con il carcere e la tortura. Voleva salvare l’onore della Germania, la patria che amava. Non ci riuscì. In compenso, la sua memoria e il suo esempio ci accompagnerà ancora molto a lungo, un barlume nelle tenebre di ieri e di oggi.