Nella puntata numero 12, la prima del 2019, Kiosk viaggia tra la Russia e l’Europa centro-orientale.
Si parte dalla Russia, per parlare del “meccanismo di Mosca”. Uno strumento previsto l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa che prevede l’istituzione di una commissione di esperti indipendenti per indagare su un determinato tema. Invocato solo sette volte in passato, questa volta il meccanismo è servito per lanciare un’indagine relativamente alla situazione della comunità LGBT nella repubblica russa della Cecenia, che nel 2017 fu teatro di sparizioni, omicidi e torture nei confronti di centinaia di cittadini ceceni omosessuali. Yuri Guaiana, attivista per la ong All Out, ci aiuta a capire di più su questa indagine e sull’importanza per il movimento LGBT e per tutto il movimento per i diritti umani.
Ci spostiamo in Ungheria, dove si continua a protestare contro la cosiddetta “Legge sulla schiavitù”. La normativa consente ai datori di lavoro di chiedere 400 ore di straordinari all’anno e dà loro la possibilità di pagare le ore extra entro 3 anni. L’approvazione della legge e il rifiuto di discutere gli emendamenti presentati dall’opposizione hanno dato il via a enormi proteste di massa. Il governo Orbán vacillerà?
Sempre in Ungheria, le autorità hanno rimosso il monumento in bronzo dedicato ad Imre Nagy da piazza dei Martiri, di fronte al parlamento ungherese, per ricollocarlo a piazza Jaszai Mari. Nagy è considerato dalla maggior parte degli ungheresi un eroe nazionale e fu primo ministro durante la
rivoluzione del 1956. La sua figura, è parte integrante dell’identità e della memoria storica dell’Ungheria contemporanea. Insieme a Matteo Zola, direttore responsabile di East Journal, cerchiamo di capire le motivazioni politiche di questo gesto.
Facciamo un altro tuffo nel passato per ricordare Simcha Rotem Ratajzer, l’ultimo sopravvissuto tra coloro che parteciparono alle rivolte del ghetto di Varsavia.
Infine, torna l’appuntamento con la nostra amatissima rubrica “Polveriera balcanica”.