S02E02 – L’ora della pace tra Pechino e Vaticano?

Uno scarno comunicato della Santa Sede sabato 22 settembre annunciava la storica firma dell’accordo tra Vaticano e Cina per la nomina dei vescovi. L’annuncio è avvenuto in contemporanea dalla Santa Sede e da Pechino e secondo alcuni rappresenta un momento storico in una disputa storica. Per il vescovo di Hong Kong, invece, è solo un modo per “dire niente con tante parole”.

L’accordo provvisorio tra la Cina e la Santa Sede prevede che il papa riconosca 7 vescovi cinesi della cosiddetta “chiesa patriottica”, nominati cioè da Pechino, dove c’è anche una “chiesa sotterranea”, illegale, che risponde invece al papa. Finora le due parti non si erano intese proprio su questo punto: chi deve nominare i vescovi. Per la Cina qualsiasi religione deve essere controllata dal potere politico, il che è inaccettabile per il papa che rivendica a sé il controllo della chiesa. I sette vescovi nominati da Pechino erano quindi stati scomunicati, adesso invece vengono riconosciuti dalla chiesa. Diciamo che fino a ieri Vaticano e governo cinese, cioè Partito comunista, tendevano a sovrapporsi in alcune funzioni. Il Vaticano, come fa ovunque, invadeva l’ambito temporale, il Partito quello spirituale. Adesso hanno trovato un primo compromesso dopo centinaia di anni, non si sa quanto duraturo e quanto precario, qui si aprono le scommesse.

Cina e Chiesa cattolica hanno un rapporto molto antico. I primi cristiani erano i nestoriani nel sesto secolo dopo cristo, poi ci fu l’epopea dei gesuiti, guarda caso come papa Francesco. Il più importante è Matteo Ricci, tra 1500 e 1600. E poi, diciamocelo, in fondo in fondo si capiscono nella loro natura di universalismi, cioè non di Stati-nazione bensì di entità che hanno la pretesa di comunicare valori, una visione del mondo e dell’ordine delle cose, sia terrene sia ultraterrene. Perché non bisogna dimenticare che se la Chiesa ti offre una visione del creato, anche la Cina identifica nella figura dell’imperatore non solo un regnante, bensì il garante dell’armonia tra cielo e terra. E questo imperatore, nella Cina contemporanea, è il Partito comunista.

L’accordo è sicuramente una grande vittoria diplomatica per Pechino, che nella sua marcia verso lo status di potenza globale si avvicina a una potenza morale come il Vaticano. Se la Cina ha l’endorsement del Vaticano, sarà molto più difficile per i suoi avversari collocarsi sul pulpito per giudicarla, così come avviene quotidianamente. D’altra parte, la Chiesa assume potere perché potrà dare e togliere questo endorsement a seconda dei propri interessi. E un conto è quando due entità non si sono mai riconosciute – e allora la Cina può dire chissenefrega di cosa dice di noi la chiesa cattolica – un altro conto è se la Chiesa ti toglie questo riconoscimento dopo che è avvenuto. Lì fa più male. Certo, non penso i cinesi siano così ingenui da non avere pensato a eventuali contromisure nel caso la Chiesa togliesse loro l’endorsement.

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