Come già accaduto a giugno, la nave Aquarius è ancora una volta senza un porto sicuro dove attraccare.
Venerdì 10 agosto la nave di ricerca e soccorso di Sos Mediterranée e Medici Senza Frontiere ha tratto in salvo 141 persone al largo del mar Mediterraneo. La Libia, che ha coordinato i soccorsi in mare, non ha mai indicato un porto in cui attraccare, mentre Malta e Italia hanno deciso di non rispondere alle richieste della nave, negando quindi la propria disponibilità. Allo stesso modo, anche il governo spagnolo guidato dal socialista Pedro Sánchez, che lo scorso giugno aveva permesso ad Aquarius di sbarcare a Valencia, ha rifiutato di fornire uno dei propri porti, opponendosi quindi alla decisione della città di Barcellona, che aveva invece dato la sua disponibilità.
In questo gioco politico, ancora una volta sono le persone soccorse a bordo della nave a pagare il prezzo più alto, sospese tra il proprio viaggio e una destinazione che sembra non arrivare mai. Gabriele Eminente, direttore generale di Medici Senza Frontiere, racconta che «i passeggeri sono molto vulnerabili» e che «ogni ora passata in mare è una violenza in più su queste persone». Le 141 persone presentano segni di malnutrizione a causa del lungo viaggi, e quasi la metà sono minori non accompagnati.