Pedro Sanchez, leader del partito socialista spagnolo, ha prestato giuramento davanti al Re Felipe VI ed è ora ufficialmente il Primo Ministro spagnolo, dopo l’approvazione da parte del Parlamento della mozione di sfiducia presentata contro l’ex Primo Ministro conservatore Mariano Rajoy.
Sanchez, 46 anni, è ancora senza una maggioranza di governo ma ha annunciato un governo alla Zapatero che rispetterà gli impegni con l’Ue.
Finisce così una lunga fase di crisi, sia per la questione Catalana che per lo scandalo di corruzione nel Partido Popular che ha poi portato alla sfiducia contro Rajoy.
Steven Forti, docente di storia contemporanea all’Universitat Autonoma de Barcelona, racconta come già siano visibili i primi segnali di distensione, inimmaginabili fino ad una settimana fa sotto il governo Rajoy.
Il giuramento senza Bibbia né crocefisso rappresenta una rottura con la tradizione: «Sanchez ha margini strettissimi, avrà grandi difficoltà nel cercare di portare in porto questa operazione di distensione nei confronti dell’indipendentismo Catalano, però sicuramente rappresenta un’altra maniera di fare politica, dunque le cose cambieranno».
Il nuovo Primo Ministro, che arriva a metà legislatura, ha quindi a disposizione due anni scarsi per attuare le sue politiche di cambiamento, dice Forti.