Xi Jinping senza limiti: il presidente cinese potrà rimanere al suo posto oltre i classici due mandati e potrà continuare ad accentrare il potere nelle sue mani. Insieme a Gabriele Battaglia oggi cerchiamo di spiegare perché non possiamo limitarci a descrivere Xi come “nuovo Mao”, visto che la Cina di allora e quella di oggi sono due mondi troppo diversi.
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Di cosa parliamo oggi
Sabato 24 febbraio il Partito comunista cinese ha proposto di cambiare la Costituzione eliminando l’attuale limite di due mandati per il presidente e il vicepresidente della Cina. Questa proposta verrà votata durante la doppia seduta del Parlamento cinese e potrebbe permettere all’attuale presidente Xi Jinping di rimanere al potere indefinitamente. Ovviamente si è subito scritto e detto che con questo nuovo orizzonte, Xi Jinping diventerà un “nuovo Mao”, anche se le somiglianze tra quella e questa Cina sono davvero poche.
Non era così assurdo pensare che si arrivasse a questo scenario, visto che al XIX Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese (18 ottobre) non era stato inserito nel Comitato Permanente nessun membro della cosiddetta sesta generazione, quella che dovrà venire dopo Xi. Forse sarebbe più corretto dire che il successore di Xi sarà Xi stesso, che sarà formalmente rieletto per un secondo mandato durante la doppia seduta del parlamento, mentre nell’ottobre 2017 era già iniziato il suo secondo mandato come capo del partito comunista e delle forze armate. Una concentrazione di cariche e di potere che rendono sempre meno collettivo l’imperatore della Cina contemporanea, da partito a leader.
Viene da dire che questa probabile decisione del PCC rappresenti il punto più alto di Xi Jinping, simbolo della Cina di oggi al punto da far inserire in Costituzione la sua visione del Paese, i “Pensieri sul Socialismo con Caratteristiche Cinesi per una Nuova Era”. Del resto oggi tutto passa da lui, dalle sue decisioni e visioni, o almeno questa è l’apparenza. Ma forse ci si dovrebbe anche interrogare sulla sua parabola per capire se invece qualcosa non stia andando storto nel Paese, tanto da richiedere che il potere torni a stringersi intorno a un uomo forte, come se si stesse perdendo il controllo.