Fino a pochi mesi fa un nuovo allargamento dell’Unione europea verso sudest, nella regione dei Balcani occidentali che rappresenta una specie di “buco” nella cartina europea, sembrava una prospettiva remota, addirittura appartenente al passato.
Lo scorso 6 febbraio però la Commissione europea ha presentato la sua nuova strategia sull’allargamento dell’Unione europea, parlando esplicitamente di Serbia e Montenegro come possibili candidati per un ingresso nell’Unione nel 2025. Bisogna ripartire da un momento che sembra lontanissimo rispetto all’Europa di oggi, ovvero il 2014, l’insediamento di Jean-Claude Juncker come presidente della Commissione. All’epoca le prospettive di allargamento erano state come minimo raffreddate rispetto al decennio precedente, perché si era detto di voler puntare sul consolidamento dell’Unione.
Paolo Bergamaschi, dal 1995 consigliere politico del Parlamento europeo, istituzione differente ma in costante dialogo con la Commissione, racconta questo nuovo orizzonte.
Su questo tema si è espressa anche l’Alto rappresentante Federica Mogherini. «I popoli e i leader dei Balcani – ha detto – hanno fatto una scelta chiara: quella di portare i loro Paesi all’interno dell’Unione europea. Ognuno seguendo un proprio ritmo e tempo. E oggi noi diciamo loro che abbiamo fatto la stessa scelta, anche per noi la prospettiva è molto chiara». Il 2025 «non è una scadenza né un obiettivo, sarà un percorso non semplice ma possibile».
Montenegro e Serbia i primi candidati
Belgrado e Podgorica sono i due Paesi che vedono il loro ingresso come maggiormente credibile. Per loro come per gli altri, però, è necessario che si proceda a riforme che non possono non tenere conto delle dispute con i Paesi vicini. Il riferimento al Kosovo è tutt’altro che oscuro, anzi: il commissario europeo per l’allargamento, Johannes Hahn, ha affermato a inizio mese che «Bruxelles non accetterà un nuovo Stato membro che non abbia risolto i propri conflitti bilaterali e ciò non è solo nell’interesse della Serbia, ma anche del Kosovo».