Il collegamento con Marco Magnano da Fiumicino e l’intervista a Simone Scotta di Mediterranean Hope.
Il gruppo è il più numeroso di quelli arrivati in Italia. «Questo corridoio è percepito come qualcosa di naturale – dice l’operatore Simone Scotta della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia – a febbraio 2016 fu una battaglia portare la prima famiglia in Italia, oggi siamo in grado di portare 125 persone senza dover muovere mari e monti, ma grazie alle relazioni con il ministero dell’interno e degli Esteri».
Marco Magnano dice «da dietro le quinte colpisce la lunghezza dei controlli che devono subire i profughi all’aeroporto di Beirut, quasi 5 ore. Oppure che, anche dall’altra parte del confine, noi occidentali siamo sempre viaggiatori di serie A, siamo stati gli ultimi a fare il check in ma gli ultimi ai controlli passaporti, mentre la coda dei siriani si allungava e venivano interrogati singolarmente, problemi risolti grazie all’intervento del console». Piccoli e grandi problemi quotidiani che ci fanno capire quanto è difficile costruire un progetto come questo.
Tutti vogliono imparare l’italiano, andare a scuola e hanno un’idea molto chiara di dove arriveranno.