Parlare di fiabe significa anche parlare di iniziazione, di momento di cambiamento che, attraverso dei passaggi, trasforma la persona e la stesse comunità in qualcosa di nuovo pronto a includere degli elementi necessari per la sopravvivenza. Se ne parla nel libro I confini del mondo. Storie e dinamiche dell’iniziazione personale scritto dal filosofo, filologo e scrittore Igor Sibaldi.
Partendo dal racconto per eccellenza, quello della genesi, si affronta cosa accade quando l’uomo incontra Dio. Nella Bibbia chi è riuscito a vederlo cambia, cambia anche nome; nell’Esodo c’è scritto “L’uomo non può vedermi e vivere”.
In una dimensione più domestica ogni persona adulta lo può dire di non potersi vedere davvero se non diventando diversi. Ma per vedersi davvero bisogna porsi all’esterno di se e, in quel momento, non si è più quel che si era.
Quello che ero prima è un ex me e con me intendiamo quello che fino a poco fa pensavo di me ma soprattutto ciò che ho creduto gli altri vedessero in me e che mi è sempre sembrato vero e importante, sono pensieri e proiezioni che hanno determinato i nostri comportamenti, decisioni e desideri quindi se il mio ex me smette di esistere, sparisce anche il suo sfondo, il mondo di prima cambia.
Questo superamento di tutto, di me da come mi pensavo e come mi pensavano gli altri ha il nome di iniziazione.
In antropologia e sociologia se ne parla relativamente ai riti di passaggio, quelli con cui nelle società arcaiche, venivano ammessi gli adolescenti nella cerchia degli adulti e quelli con cui si viene ammessi a dei culti o degli ordini. Ogni rituale sembra rifarsi allo stesso schema tanto che si potrebbe pensare che si riferisca sempre a un archetipo comune, a un unico schema psicologico.
Si intende iniziazione come momento in cui un individuo viene ammesso in un gruppo, ma si può pensare che l’iniziazione sia un fatto personale, un modo di superare se stessi e diventare nuovi.
Elemento fondamentale per poter compiere questo cambiamento è il coraggio. Senza non si può compiere quel salto, uccidere simbolicamente se, per ritrovarsi migliori, il che comporta necessariamente anche passare dalla paura.
Chi vede Dio diventa un saggio, un profeta, talvolta il re che spodesta il regnante precedente ma a volte diventa un essere in contrasto e in conflitto con la comunità. Questi iniziati possono essere un fattore di disordine. Così il rituale iniziatico collettivo, scrive Sibaldi, per evitare che l’iniziazione personale diventasse prassi e abitudine piena di prestigio, se ne impossessò fornendone un equivalente abbastanza preciso che, invece di far accedere gli iniziati alle ricchezze interiori e a una nuova autonomia, li conducesse entro un gruppo ben incardinato nella struttura sociale esistente.